Correva l’anno 2017 quando Apaca, insieme alla sezione bellunese di LAV, si fece promotrice della sollecitazione dei sindaci bellunesi per l’adozione di un Regolamento sul benessere animale che finalmente allineasse la provincia ai livelli di tutela presenti in aree culturalmente più avanzate del Paese. Il risultato fu più che soddisfacente, anche perchè il consiglio comunale del Comune capoluogo il 1° marzo di quell’anno diede l’esempio, approvando all’unanimità il testo proposto dalle associazioni.
Tuttavia, sia il comune di Belluno, sia altri consigli comunali stralciarono dal Regolamento-tipo proposto da Apaca e LAV alcune disposizioni, ritenute evidentemente troppo “estreme”: tra queste, la proposta di consentire la collocazione delle ceneri degli animali d’affezione nelle immediate vicinanze della sepoltura del compagno umano defunto. Addirittura – nell’incertezza che il nuovo regolamento avesse potuto ammettere l’ingresso degli animali da compagnia (vivi) nei cimiteri urbani al seguito magari di qualche persona anziana che si reca sulla tomba del coniuge defunto – l’allora dirigente che si occupava dei servizi cimiteriali si affrettò a far installare i cartelli di divieto di accesso che sono ancora oggi ben visibili all’ingresso dei cimiteri della città di Belluno. Questo per dire del clima di bigottismo e avversione che nel 2017 si respirava a proposito di cani e gatti (vivi o morti) nei luoghi di sepoltura degli uomini.
Da allora, la sensibilità intorno alla convivenza con cani, gatti, conigli e furetti è ulteriormente cresciuta e ha spinto, ad esempio, una signora di Chioggia ad attivarsi affinchè le fosse consentito di ospitare nella propria tomba la sua cagnolina, trovando ovviamente solo ostacoli e nessun sostegno, salvo quello di qualche giornale locale e di un consigliere regionale, che nei giorni scorsi ha presentato in Regione Veneto un disegno di legge per permettere la sepoltura degli animali da compagnia nello stesso loculo del defunto o nella tomba di famiglia.
L’auspicabile approvazione da parte del consiglio non farebbe, però, del Veneto un apripista, ma semplicemente renderebbe possibile ai veneti ciò che a Milano è già permesso dal 2014 e in alcune grandi città europee e statunitensi da molto prima ancora.
Dare ai cittadini la “possibilità che le ceneri degli animali d’affezione siano tumulate in un’urna separata nello stesso loculo del defunto o nella tomba di famiglia” – semprechè vi sia “la volontà espressa del defunto o degli eredi, e previa cremazione” – sarebbe un piccolo gesto di civiltà e di rispetto sia nei confronti degli animali ai quali chiediamo di vivere con noi (e che, una volta morti, diventano per la legge rifiuti speciali o materiale di categoria 1), sia di quanti sentono e chiedono di rendere indissolubile il legame che con loro si crea in vita.