L’amicizia fra cani e uomini viene confermata quotidianamente e in ogni dove dagli amanti di queste irresistibili creature, con le quali condividono appunto la vita di tutti i giorni. Un’esistenza fatta di innumerevoli, piccoli eventi che nella maggior parte dei casi rimangono custoditi – e forse per questo impreziositi – nell’intimo di quella speciale famiglia che si viene a creare fra una persona e il suo cane. Ma ci sono casi in cui queste amicizie così potenti vengono raccontate, conosciute e diffuse, delineate come esempi illuminanti di uno straordinario legame, spesso narrate dagli stessi protagonisti umani di questa intesa speciale.
Molti intellettuali, scrittori, scienziati, artisti, infatti, hanno celebrato il loro amore per i cani attraverso le loro opere o le notizie che sono trapelate dalle loro biografie. Tracce di queste testimonianze le potete leggere anche sul sito di Apaca, arricchito dalle citazioni di svariati personaggi famosi (e meno famosi) che illustrano in poche parole o poche righe tutto il rispetto e la devozione che hanno provato, corrisposti, verso i loro cani. Di alcuni conosciamo anche gli animali che hanno fatto battere loro il cuore e la vicenda o gli aneddoti che li hanno uniti.
Il filosofo Arthur Schopenhauer amava molto i cani ed era legatissimo al suo barboncino Atma. Schopenhauer è stato uno dei filosofi più importanti del XIX secolo, autore del celebre trattato “Il mondo come volontà e rappresentazione” dove delinea la sua personale teoria riguardante l’esistenza umana, sempre in bilico fra dolore e noia e guidata dalla volontà, unico principio di una realtà impossibile da conoscere per la ragione limitata degli esseri umani. La sua visione era fortemente influenzata dalla cultura indiana: dalle “Upanishad”, una serie di commenti ai testi sacri indiani raccolti nei “Veda”, trasse il concetto di “velo di Maya”, una sorta di offuscamento che coprirebbe la verità del mondo e impedirebbe così all’uomo di conoscerlo nella sua vera essenza. Questo interesse per la sapienza orientale si rivela anche nel nome del suo cagnolino, Atma, che in sanscrito ha l’affascinante e profondo significato di “anima del mondo”. Secondo Schopenhauer i cani sono dotati di una trasparenza che manca agli esseri umani e se non fossero stati addomesticati, così come l’uomo ha fatto con se stesso, vivrebbero fuori dalle illusioni imposte dall’umanità e dalla sua impossibilità di sapere. Arthur Schopenhauer fu anche un sostenitore dei diritti degli animali e quella riportata sul nostro sito è forse una delle citazioni che rendono più chiaramente la sua posizione: “Si deve all’animale non pietà, ma giustizia”. Una riflessione attuale, espressa due secoli fa da un pensatore che fu certo un misantropo e un pessimista, ma sostenuto da una grande considerazione e da un affetto incondizionato per i cani e gli altri membri del regno animale.