Inizia a luglio del 1916 a La Somme, a nord-est di Parigi, una delle battaglie più cruente del conflitto: a novembre, tra morti e feriti, le perdite ammonteranno a oltre 620mila unità per l’Intesa e a oltre 450.000 per la Germania. Per l’esercito britannico fu il più grave spargimento di sangue della sua storia: 95.675 soldati inglesi morti, di cui 19.240 nel solo primo giorno di battaglia.
Nei due settori del fronte occidentale (Somme e Verdun) morirono in quei mesi più di 6.600 uomini al giorno, oltre 277 l’ora, quasi 5 al minuto.
Una relazione della brigata di fanteria Pistoia redatta nel 1916 ben sintetizza la “convenienza” del cane sul teatro di guerra: “l’addestramento dei cani non richiede molto tempo, e presto si abituano allo scoppio vicino dei proiettili d’artiglieria. Rispetto ai muli, i cani possono giungere, allo scoperto, in maggiore prossimità della prima linea e il loro mantenimento è di pochissimo costo”.
Il documento è ripreso da un bel servizio pubblicato il 12 aprile 2017 su La Zampa.it, testata del gruppo La Stampa, che fornisce anche ulteriori dettagli: il cane consumava metà della razione di pane e carne giornaliera del soldato, accontentandosi spesso dei rimasugli delle cucine; e se per il mulo occorrevano almeno 30-40 litri d’acqua al giorno, al cane ne bastavano 3 o 4; il cane, poi, non aveva bisogno del maniscalco e resisteva, ben più degli equini, agli agenti atmosferici. E nonostante la sua frugalità, il cane aveva capacità di trasporto altamente competitive rispetto al mulo: se quest’ultimo poteva essere caricato a soma con un massimo di 100 kg, il cane poteva trasportare, tramite apposita carretta, ben 60 kg., che diventavano 120 se veniva appaiato a un altro esemplare.
Oltre a viveri, generi di conforto e munizione, ai cani spettava anche il trasporto di materiali da costruzione, della sabbia e delle pietre che i soldati movimentavano per ricavare le trincee: i conducenti, secondo una direttiva del regio esercito, erano tenuti a farli riposare un giorno a settimana.
Nel 1916, al fronte, prestavano la loro opera tra le truppe italiane 478 cani – da pastore, da caccia e meticci – dotati di 16 carrette, 182 bastelli e 110 slitte, ma solo due anni dopo il numero dei cani supererà le 3.500 unità.
L’impiego dei cani nel traino non è stata una “scoperta” degli eserciti, ma piuttosto una riconvenzione a usi militari di un’usanza civile, dato che anche in Europa i cani da traino hanno una lunga storia. In Belgio, ad esempio, a metà dell’Ottocentto i rottweiler erano utilizzati soprattutto da lattai, fruttivendoli e birrai per trainare carichi che, in piano, potevano arrivare a 250-450 kg: ecco perchè l’esercito belga, nel corso della prima guerra mondiale, insieme a un buon numero di pastori belga e di bovari, requisì ben 50.000 mastini, portando la razza alla soglia dell’estinzione.