Il cane libero può nuocere agli ecosistemi

Il cane libero può nuocere agli ecosistemi

L’impatto è soprattutto sugli ecosistemi fragili

Concedere al cane la libertà dal guinzaglio è l’obiettivo di molti umani: molti perchè pervasi dal desiderio di mostrare quanto il cane sia obbediente al loro richiamo, altrettanti con la convinzione infondata che così possa sfogarsi e pochi perchè consapevoli di quanto il rapporto con il cane e il suo benessere psico-fisico possano crescere all’insegna dell’equilibrio e della libertà.

Qualunque sia la finalità, il cane libero va comunque sempre gestito, avendo massima cura della sua e dell’altrui sicurezza, compresa quella della fauna selvatica, tant’è che la responsabilità in capo al detentore e al proprietario per i danni arrecati dal cane sussiste non solo nel caso lo si lasci vagare nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, ma anche quando è lasciato senza guinzaglio in aperta campagna. Utilizzare responsabilmente tutte le accortezze necessarie (museruola, distanza da sè, assenza di persone presenti o raggiungibili, certezza della risposta al richiamo, ecc. ecc.) a seconda dell’età, dello stato di salute e del temperamento del cane è l’unico comportamento ammissibile, così come essenziali sono sia la qualità della relazione con lui, sia la conoscenza di quali siano le motivazioni prevalenti in grado di influenzare e condizionare il comportamento del cane davanti a un imprevisto (ad esempio, forti motivazioni perlustrativa o predatoria, di regola, impediscono al cane di prestare attenzione all’umano a cui si sta accompagnando).

La scelta del luogo dove liberare il cane diventa perciò fondamentale. E fintantochè non si sarà raggiunta, con il tempo e l’esperienza, quell’intesa collaborativa che porta il cane a “tenere sott’occhio” l’uomo con cui sta passeggiando (rendendosi quindi più disponibile a soddisfare le di lui richieste), la scelta di spazi aperti in luoghi tranquilli e isolati è la sola possibile, ma con una precisazione: questi luoghi devono essere conosciuti, di modo che l’uomo sia in grado di sapere cosa aspettarsi alla fine di un sentiero o in fondo a un prato, riducendo così le probabilità di imprevisti.

Ma ci sono luoghi, come ad esempio le aree protette, le riserve, i biotopi o i parchi naturali, dove il cane non può essere comunque mai lasciato senza guinzaglio: in questi spazi, a prevalere devono essere la tutela degli habitat e degli animali selvatici e la salvaguardia della biodiversità.

Ricerche recenti – svolte sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna – hanno evidenziato danni importanti per esempio ad alcune specie di uccelli rari, la cui nidificazione è compromessa proprio dal disturbo arrecato dai cani liberi, che amplificano anche il livello di stress di altre specie selvatiche con conseguenze negative sui comportamenti sia riproduttivi, che alimentari.

Soprattutto nelle aree ecologicamente delicate, il divieto di lasciare libero il cane va, quindi, assolutamente rispettato (così come vanno raccolte e asportate le sue deiezioni, dannose per fauna e piante perchè troppo ricche di fosforo e azoto): del resto, il cane può tranquillamente esplorare lo stesso se, ad esempio, si usa un guinzaglio lungo o una lunghina e un gesto anche piccolo –  come quello di tenere il cane al guinzaglio – è di aiuto nel preservare ecosistemi e biodiversità, che rappresentano il miglior patrimonio che abbiamo.