Pochi giorni fa, ricevendo in udienza i dirigenti e i dipendenti dell’Inps in occasione dei 125 anni dalla nascita dell’Istituto, il Papa, preoccupato dal cd. “inverno demografico” che l’Italia sta attraversando ormai da parecchi anni, si è posto una domanda perfettamente in sintonia con la platea che lo stava ascoltando: “Chi pagherà la mia pensione” in un futuro senza ricambio generazionale? Domanda giusta ma a cui ha dato la peggiore risposta possibile: “Non saranno i cagnolini che la gente ha al posto dei figli”.
Nell’arco di un anno, il Papa ha ripetuto questo concetto almeno altre due volte, oltre a quella dell’udienza con il personale dell’Inps. La prima volta è stato nel gennaio del 2022 quando ha affermato: “Tante coppie non hanno figli perché non vogliono, o uno e non di più” ma hanno “cani e gatti che occupano il posto dei figli”, citando anche una persona che diceva: “Adesso chi pagherà le tasse per la mia pensione che non ci sono dei figli?”. Analoghe, se non peggiori, le espressioni utilizzate nell’agosto dello stesso anno di fronte alle suore della congregazione delle Figlie della Carità Canossiane: “Invece dei figli preferiscono avere cani e gatti, che è un po’ l’affetto programmato: io programmo l’affetto, mi danno l’affetto senza problemi. E se c’è dolore? Beh, c’è il medico veterinario che interviene, punto”, lasciando intravvedere che non solo l’eutanasia sia dietro l’angolo, ma che i veterinari siano disposti a praticarla con leggerezza per “liberare” il proprietario da un affetto che è diventato un problema.
Abbinare due fenomeni – “non avere figli” e “possedere un cane o un gatto” – così concettualmente distinti e sociologicamente differenti e distanti tra loro e, peggio, legarli insieme da un nesso causale – “ho animali perché non voglio avere figli” – è un modo gravemente scorretto di affrontare il tema dell’amore. Non solo, ma è lo stesso meccanismo comunicativo che usa la cattiva politica per evitare di spiegare la complessità e la diversità: per mettere in difficoltà il Papa basterebbe chiedergli “ma quale correlazione c’è tra avere o non avere figli e l’avere animali domestici?”, magari evidenziandogli che il Rapporto Eurispes del maggio 2022 ha dimostrato che ad avere cani e gatti sono principalmente proprio le famiglie con figli.
E’ chiarissimo a tutti che l’“inverno demografico” italiano non è prodotto dagli italiani che hanno cani e gatti, così come i barconi di migranti non partono perché sanno di trovare in Italia persone e enti come la Caritas che, con consapevolezza e rispetto, scelgono di aiutare altri esseri viventi. Con la insistita contrapposizione tra “chi fa figli” e “chi possiede cani e gatti” il Papa rinuncia alla linearità della catechesi dell’ “amorevolezza” e rischia di alimentare un sentimento ostile – che potrebbe facilmente degenerare in odio – non soltanto nei confronti degli animali (da guardare come figure del “male” che distraggono le coppie dal loro dovere di mettere al mondo dei figli), ma anche verso chi li possiede e non ha figli (perché avrebbe scelto di non compiere il proprio dovere di procreare) e, perché no, anche nei confronti chi li aiuta (come chi adotta dai canili o dai gattili o chi fa volontariato in un rifugio, tutte persone che si guardano bene dal discriminare nel dare amore).