E’ il mondo scientifico a dirci che chi ha praticato violenza sugli animali è potenzialmente un soggetto destinato a replicarla sulle persone. E spesso si tratta di un soggetto che, a sua volta, ha subito violenza fisica o psicologica e che non ha ricevuto aiuto sufficiente ed adeguato per interrompere un’ “escalation” che potrebbe portarlo a commettere altri gravi reati: dal vandalismo alla piromania, dalle aggressioni alle violenze -soprattutto su donne e minori-, dalla rapina all’omicidio. Perchè questo non succeda -e, invece, succede in modo statisticamente rilevante – serve una risposta del contesto sociale proprio alla prima manifestazione di violenza, quella sugli animali: genitori, scuola, istituzioni, psichiatri e psicologi, servizi sociali, forze dell’ordine e veterinari dovrebbero costruire insieme questa risposta.
In una sintesi molto stringata e non esaustiva è questo il messaggio lanciato ieri sera da Francesca Sorcinelli, presidente di LINK-ITALIA. Un pubblico attento e partecipe ha ascoltato ed interagito fino a tarda ora con una relatrice che ha fornito moltissimi spunti di riflessione e svelato meccanismi e connessioni che l’Italia non ha ancora ben compreso: e questo a differenza, ad esempio, degli Stati Uniti e di molti paesi anglosassoni dove fin dagli anni Novanta del secolo scorso la profilazione criminale è costruita anche su indicatori legati alle violenze che il soggetto ha commesso contro gli animali. Ed è per questo che il maltrattamento di animali è diventato un crimine di riferimento ad esempio per l’FBI, che a volte neutralizza i criminali incriminandoli per maltrattamento di animali per poi scoprire, nella fase dell’arresto o della detenzione, reati di violenza che moglie, figli e vicinato denunciano proprio perchè l’autore è stato neutralizzato.
In sostanza, maltrattamento di animali e animalicidio sono – come ha più volte ribadito la Sorcinelli – indicatori predittivi di future devianze e, a volte, rivelatori di disagi che, se affrontati per tempo, possono essere affrontati e risolti, evitando alla persona – bambino, adolescente o adulto che sia- un futuro da criminale.
Quanto alle donne – ha detto Anna Cubattoli, presidente di Belluno Donna – è stato rilevato anche dal centro antiviolenza provinciale che spesso la violenza sulle donne è preceduta, accompagnata o seguita anche da violenza sugli animali a cui la donna è legata il più delle volte da un profondo vincolo affettivo: ed il legame con i propri cani e gatti è talmente forte che, in alcuni casi, la donna “violentata” non vuole neppure lasciare la casa del proprio carnefice, temendo per la vita e il futuro dell’animale.
Una serata che ha svelato ai bellunesi una realtà ben definitiva, rispetto alla quale servizi sociali, forze dell’ordine, magistratura e soprattutto legislatori sono ancora su posizioni di retroguardia. E siccome serve impegnarsi a cambiare le cose, nei prossimi mesi APACA, LAV e Belluno Donna approfondiranno il tema, con l’obiettivo di dare concretezza e magari qualche risposta in coerenza con il LINK.