“Il momento più bello”: da scoprire nei nostri Racconti

“Il momento più bello”: da scoprire nei nostri Racconti

La storia di una “madre bambina”, una cagnetta poco sorvegliata destinata a filiare fin dal primo calore. Prigioniera del suo ruolo di madre, senza una vita propria, viene abbandonata in rifugio. Sembra senza speranza e, invece, riesce anche lei a vivere il “momento più bello” della sua esistenza, quell’attimo che della vita racchiude l’appagamento ed il senso.
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“Il momento più bello”

Il 27 agosto del 2016 succede qualcosa che cambierà la tua vita. Viene a mancare Nusy, che avevo adottato a distanza quattro anni prima e a cui dedicavo gran parte del tempo che trascorrevo in rifugio.
Voglio un altro cane da adottare e sentire mio anche se non posso portarlo a casa a vivere con me. Mi vieni in mente tu. Ed ecco trovata la mia piccola cucciola adottiva.
Manuela, la responsabile del rifugio, mi supporta, mi aiuta nei primi approcci con te. Ti prende in braccio, ti lamenti, ti giri per mordere. Ma Manuela non si fa scoraggiare e insiste. Mi insegna come prenderti, mi fa capire che il tuo abbaiare come se ti stessi facendo male è più un’abitudine che un dolore reale.
Cominciamo dal pelo. Per anni mai spazzolato, mai eliminati i nodi che avevi un po’ dovunque. Manuela ti mette sulla cuccia e io ti tengo mentre lei comincia a tagliare il pelo arruffato e sporco. Resisti quasi mezz’ora: che conquista per te ma soprattutto per noi! Che gran giornata è stata!
Una nuova voglia di fare qualcosa di buono per te si impadronisce di me. Ti dedico tutto il tempo possibile. Cominci ad aspettare il mio arrivo e quando mi vedi scodinzoli. Inizi a fidarti, cominci a capire che ti voglio bene, che voglio farti felice.
Vorrei tanto portarti nel prato di sgambamento per farti correre un po’: ma come fare? Ci vorrebbe il guinzaglio….e prima del guinzaglio il collare…
Trovo dei buonissimi premi dei quali vai golosa e con quelli comincio a lavorare per farti accettare il collare. Ci vuole qualche settimana, ma alla fine riesco ad agganciarti quel collarino verde, il colore della speranza, che è il primo passo verso la libertà, verso una possibile adozione.
Qualche buon consiglio mi viene dato anche da Martina, una delle educatrici del rifugio che ci aiutano a capire i problemi dei nostri adorati cani: attraverso un video che ti ha fatto, mi fa vedere i segnali che manifesti quando sei arrivata al limite della sopportazione di quello che ti sto facendo fare.
Il mio fine settimana e i giorni di festa sono scanditi dall’impegno con te, dai tuoi progressi, dai premi che divori, dal desiderio di poterti finalmente proporre per un’adozione a chi viene in rifugio chiedendo di un cagnolino di piccola taglia.
Arriva anche il giorno in cui, al collarino verde, aggancio il guinzaglio giallo. Che cosa strana vederti al mio fianco. Mi guardi come chiedendo cosa stia succedendo. Si apre il cancello, andiamo nel prato, quello grande. Ti guardi intorno, vedi cose diverse da quelle che hai avuto sotto gli occhi negli ultimi quattro anni, odori nuovi, la paura che se n’è quasi andata…e corri, corri come non hai mai fatto. Dopo un po’ rientriamo nel box, tu stanca ma finalmente rilassata, io al settimo cielo per quello che siamo riuscite a fare insieme.
Passano i giorni, le passeggiate cominciano ad essere più lunghe, andiamo fuori dal rifugio, stradine in discesa e in salita, persone e altri cani sconosciuti…manca l’ultimo step: riuscire a prenderti in braccio senza che tu pianga, senza che cominci a tremare dalla paura.
Quando a metà mattina noi volontari facciamo pausa, io e te prendiamo l’abitudine di stare in mezzo agli altri: tutti ti riempiono di complimenti e di coccole, per non parlare dei dolcetti così buoni che ognuno ti dà con tua grande soddisfazione. E’ così che un giorno, quando siamo tutti insieme, ti prendo in braccio. Sembra la cosa più naturale del mondo, ma quelli di noi che sanno la tua storia capiscono subito quale grandissima fiducia mi stai dando. Anzi, ci stai dando, perchè sei talmente a tuo agio che passi dalle mie braccia a quelle di Alessio: per la prima volta ti tocca qualcun altro e tu sei tranquilla con lui.
Adesso sei pronta per il grande passo. Possiamo andare in passeggiata come tutti gli altri cani, possiamo attraversare anche noi la strada perché, se dovessi avere paura, io posso prenderti in braccio e tu non correresti alcun pericolo.
Rimane un unico, grande ostacolo. Non sei più giovane, sei nata nel 2001, e chi ti vede in foto e pensa di portarti a casa con se, quando sente quanti anni hai, desiste e cerca qualcuno di meno anziano. Ma noi non molliamo. L’affetto per te ha già fatto magie con il tuo carattere. Gli acciacchi dell’età si fanno sentire e per scaricare un po’ le tue zampette dalla fatica degli anni accetti addirittura di fare fisioterapia con Laura e così diventi ancora più bella.
Un bel giorno arriva in rifugio la telefonata di una signora che ha letto dell’adozione di tuo figlio Pig e della tua nuova solitudine, ha visto la tua foto nella bacheca web e vorrebbe adottarti. Si chiama Loredana e i volontari di turno le spiegano le tue difficoltà iniziali, il percorso che stai facendo, i progressi costanti. E’ amore a prima vista. Tu come sempre sei un po’ diffidente con gli estranei, ma la determinazione di Loredana ad averti con se è molto forte. Sono giorni molto freddi e in rifugio cerchiamo di non farvi sentire troppo il gelo, vi mettiamo coperte ovunque, ma tu lo soffri particolarmente. E Loredana non vuole aspettare oltre, non vuole che ti ammali.
Sabato 8 gennaio, dopo quattro anni e mezzo di rifugio, e sedici anni di vita, ti metto nel trasportino per portarti dalla tua mamma umana che ti sta aspettando.
Quando entri nella tua prima vera casa, sembri quasi non accorgerti che c’è un altro mondo oltre a quello fatto di privazioni e solitudine: hai a disposizione tante stanze calde, due cucce, pappa e amore incondizionato dalla tua mamma umana. Esplori con prudenza ogni angolo della casa; ti muovi lentamente, senza fretta; scosti col muso la tenda del salotto e vedi il giardino; annusi ogni cosa, ma non tocchi nulla. Poi ti fermi davanti a noi che per tutto il tempo ti abbiamo osservata: per un attimo ci guardi negli occhi, quindi ti siedi e cominci a leccarti una zampa, proprio come in quella casa ci fossi nata. Andandomene non ti saluto e rinuncio ad accarezzarti per l’ultima volta: non voglio che tu ti perda neppure un attimo del momento più bello della tua vita.

Martina Bogo
marzo 2017