Il piacere di essere utili: le lettere dei pazienti che frequentano il rifugio

Il piacere di essere utili: le lettere dei pazienti che frequentano il rifugio

A fine settembre si conclude la prima fase del progetto di accoglienza dei pazienti del Centro diurno psichiatrico di Pieve di Cadore: tutte le settimane, hanno passato un’intera mattinata a contatto con i cani e i volontari dell’Associazione, assistendo alle varie operazioni di pulizia e accudimento, avvicinando gli animali, accarezzandoli ed uscendo anche in passeggiata insieme ai cani condotti dagli operatori.

“Ci pareva che stessero bene con noi e con i cani del rifugio– dice Tamara De Cian, presidente di APACA –, ma i pensieri che ci hanno consegnato in questi giorni ci hanno davvero sorpreso.” E che sia stata un’esperienza positiva lo conferma anche Paola Cibien, che coordina il gruppo di operatrici del Centro diurno: “gli obiettivi che ci eravamo prefissati con il progetto (il mantenimento dell’impegno, la concentrazione sul compito, la curiosità attiva) sono stati raggiunti, ma non solo, l’aver trovato persone, i volontari del rifugio, particolarmente sensibili ed accoglienti sta facilitando il compito.”

Ma eccoli i pensieri e le impressioni di questi nuovi Amici di APACA dopo tre mesi di frequentazione:
Le mie impressioni sui vari cani di questo canile sono: i cani mi fanno passare tutta l’ansia che ho ogni tanto; sono molto docili e anche molto dolci e teneri. Infine, sono anche molto buoni, in quanto tutti i cani si lasciano accarezzare da tutti quanti noi e sono, quindi, tutti molto simpatici e molto affettuosi.”
Provo un sentimento di tenerezza, i cani sono buoni e docili. Quando li accarezzo l’ansia se ne va.”

I cani mi fanno stare meglio. Dimentico tutti i miei pensieri brutti e mi tolgono l’ansia.”

E’ la prima volta che vedo un canile. Avrei voluto fare di tutto per aiutare quei cani, quei cani chiusi in una gabbia, ma ho capito che è possibile aiutarli, sì io posso fare qualcosa. Basta poco e li fai contenti, una carezza, uno sguardo e te li senti quasi tuoi; portarli a spasso è il massimo, è un’esperienza bellissima, non li abbandoneresti mai, perchè ti aggorgi che per quanto poco li puoi vedere, ci sei già affezionata. Vorresti dargli tutto ma non è possibile e allora speri, speri solo che stiano un po’ meglio dalla loro triste realtà di non avere il padrone.”

Il progetto ovviamente non si ferma qui: prosegue fino a primavera con due visite al mese presso il rifugio, nel corso delle quali ci saranno sempre gli incontri con i cani, ma si sperimenteranno anche dei momenti di “informazione” cinofila, affidati all’educatrice Martina Lazzarini che opera da tempo all’interno del canile.