Porte aperte ai cani in Posta, in tutta Italia: “l’accesso ai cani nella sala al pubblico degli uffici postali è consentito nel rispetto delle seguenti condizioni: che siano sempre al guinzaglio a una misura non superiore a metri 1,50 e che indossino una museruola in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali”. Così ha scritto Poste Italiane su uno dei social l’11 ottobre scorso, in risposta ad una sollecitazione del presidente della Lav e alle numerose proteste provenienti, da anni, da tutta Italia.
L’augurio adesso è che nei 12.845 uffici postali venga esposto un cartello che non lasci più dubbi sul diritto dei cani di entrare, un cartello che impedirà finalmente libere interpretazioni e iniziative censurabili come quelle che, nell’arco di questi anni, i responsabili degli uffici hanno preso in molte parti d’Italia.
Un chiarimento positivo quello di Poste Italiane, che se non fosse stato espresso avrebbe fatto emergere, però, una contraddizione clamorosa, dato che dallo scorso mese di ottobre l’azienda offre ai propri clienti “Poste Amici 4 Zampe”, una soluzione assicurativa per il rimborso delle spese mediche veterinarie per malattia e infortunio del cane o del gatto: una proposta che va ad aggiungersi alla polizza di responsabilità civile e tutela legale che Poste Italiane offre già da qualche anno e che viene abbinata alla scontistica sull’acquisto di un dispositivo GPS per rintracciare gli animali di casa.
Potere del business, altro che potere della legge! E’ bastata, infatti, una motivazione economica (come quella descritta) per aprire le porte degli uffici postali ai cani: cosa, peraltro, assolutamente possibile e dovuta sulla base dell’art.83 del d.p.r. n.320 del lontano 1957, una norma che Poste Italiane ha ignorato e che ancora troppi comuni, enti, banche e pubblici esercizi si guardano bene dal rispettare!