Negli ultimi dieci anni, in diverse occasioni la Corte di Cassazione ha avuto modo di intervenire in merito ai collari elettrici, rimarcandone l’incompatibilità etologica. Ma per questi collari si è instaurato di fatto un regime giuridico compromissorio: infatti, i collari elettrici non sono vietati in sé, ma ne è illecito l’uso, ossia l’attivazione col telecomando. Una situazione che non impedisce né la produzione, nè la vendita (soprattutto ai cacciatori), di fatto tollerandone l’uso fintantochè qualche forza dell’ordine non accerti che il proprietario del cane ha in tasca il telecomando!
E non è il solo caso di accomodante regolamentazione. Infatti, è lo stesso regime giuridico, ad esempio, dei guinzagli estensibili (fino a 10 metri), di cui non è vietata né la produzione, né la vendita ma che non possono essere usati se si vuole rispettare il dettato legislativo che impone l’uso di guinzagli non più lunghi di un metro e mezzo.
Per i c.d. collari antiabbaio – ossia quei collari usati spesso per evitare le lamentele dei vicini perchè in grado di emettere scosse elettriche in risposta alle semplici vibrazioni delle corde vocali, di fatto costringendo il cane a smettere di abbaiare – si rischia la stessa compromissoria sorte giuridica? Probabilmente no.
Infatti, in considerazione del fatto che questa tipologia di collari determina “in automatico (cioè senza l’uso del telecomando, ndr) scosse elettriche al latrare del cane”, la Corte di Cassazione ha evidenziato come questi collari azionino in maniera incontrollata “impulsi elettrici produttivi di quelle gravi sofferenze che certamente integrano il reato di detenzione dell’animale in condizioni incompatibili con la sua natura”.Da qui, la decisione (sentenza 35843/2023) che, di per sé, «l’impiego dei collari antiabbaio per i cani è incompatibile con il benessere e la natura dell’animale».
Messi al bando in parecchi paesi europei (Francia, Svizzera, paesi Scandinavi) i collari antiabbaio restavano leciti in Italia solo perché i produttori avevano contrastato con un ricorso al Tar l’ordinanza ministeriale che stava per vietarli: ora, la sentenza di fine agosto della Cassazione mette un punto fermo e quindi il ricorso dei produttori potrà essere respinto, dando via libera alla decisione di vietare anche in Italia finalmente e definitivamente – senza se e senza ma – i collari antiabbaio! Sempre che governo e ministero decidano di occuparsene…perchè la lobby di chi usa mezzi coercitivi sui cani (cacciatori, addestratori, armerie, ecc.) non è affatto all’angolo!