Lapo: addio a una delle presenze più miti del rifugio

Lapo: addio a una delle presenze più miti del rifugio

Improvvisamente, per una di quelle patologie che colpiscono i cani senza alcun segno premonitore e la cui origine è forse da ricercare nel loro DNA, sabato mattina è morto Lapo, meticcio di 7 anni, una delle presenze più miti e dolci del rifugio.

Era arrivato cucciolo dal Sud ed aveva vissuto esclusivamente in un grande giardino: all’inizio perchè non si faceva assolutamente avvicinare e, successivamente, perchè i proprietari rinunciarono ad abituarlo al guinzaglio: è così che Lapo aveva interagito con gli umani solo dentro uno spazio circoscritto oppure in qualche altro giardino nelle vicinanze dove raggiungeva una cagnetta in calore. Dunque, l’ennesima dimostrazione di quanta improvvisazione ci sia in molti di coloro che propongono cani “nati liberi” in contesti non adatti: fortunatamente, comunque, la famiglia che aveva adottato Lapo da cucciolo lo aveva sempre rispettato, tanto che, quando arrivò in rifugio per la sopraggiunta impossibilità del proprieraio di detenerlo, Lapo aveva maturato un’ottima docilità e una buona affettuosità.

Era in canile da poco più di un anno e nonostante fosse molto socievole e mite non c’è stato nessun interessamento per lui: un vero peccato per un cane che avrebbe saputo dare moltissimo a chi lo avesse adottato.

Le morti improvvise sono tra gli eventi più difficili da accettare: e per Lapo è esattamente così, perchè non ci si rassegna facilmente al decesso di un cane che il giorno prima si divertiva nel nuovo campo di mobility, salendo su ostacoli mai visti prima per prepararsi ancora meglio all’agognata adozione. Del resto, nei canili la vita riserva quasi ogni giorno emozioni intense che spesso si sovrappongono: è così che il box lasciato vuoto da Lapo già stamattina ha accolto una nuova ospite…

Anche per Lapo, come per gli altri cani deceduti negli ultimi anni, Fabrizio Frigo, socio e volontario di Apaca, ha piantato un albero di cacao nella foresta degli animali che Treedom sta realizzando in Camerun: è un’azione simbolica e concreta allo stesso tempo, perché rappresenta la nascita, la crescita, la vita che si rinnova e che rende il mondo un posto più bello e più vivibile.