Nel sito che raccoglie parte della sua produzione scientifica, Roberto Cazzolla Gatti, biologo ambientale ed evolutivo italiano, ricorda di essere stato spinto ad uscire dallo schema rigido dello specchio di Gallup dall’” evidenza che in animali (come i cani) notevolmente meno attratti dai fenomeni visivi rispetto agli esseri umani e alla maggior parte delle scimmie è molto probabile che il fallimento nel test dello specchio sia dovuto principalmente alla modalità sensoriale utilizzata dagli sperimentatori per testare l’autocoscienza”.
E’ così che Gatti mette a punto un “nuovo test olfattivo di auto-riconoscimento (Sniff Test of Self-Recognition , STSR)” che fornisce “prove significative di autocoscienza nel cane e nel lupo e può svolgere un ruolo fondamentale nel dimostrare che questa capacità non è una caratteristica esclusiva dei primati e di poche altre specie”. Utilizzando urine di vari cani, dal 2016 vengono condotte alcune ricerche pioneristiche – tra cui anche quella di Alexandra Horowitz che nel 2017 replicò lo studio di Gatti del 2016 – e nel 2019 si giunge a una conclusione che sembra davvero definitiva sull’autoconsapevolezza dei cani, i quali, nell’annusare i vari campioni di urina “sembrano prestare maggiore attenzione al proprio odore corporeo e a quello dei compagni dopo il test olfattivo, così come altri animali fanno con la propria immagine e quella degli altri individui dopo il test visivo dello specchio”.
Nello stesso modo, i lupi, rotolandosi sull’urina dei lupi non partnes, “hanno mostrato un comportamento indiscutibilmente indotto dall’odore dell’”altro”, comparabile ma opposto a quello rivolto verso sé stessi mostrato da altre specie con il test dello specchio. Questo comportamento – secondo Gatti – ci è sembrato ragionevole in un test olfattivo in cui un animale “senza mani”, dopo aver annusato i contenitori, per manifestare un’azione analoga al tocco del segno colorato dopo l’osservazione allo specchio ha solo due possibilità: annusare sé stesso o annusare gli altri su sé stesso (ovvero lasciare il proprio odore su quello degli altri).”
“Entrambi – secondo lo studioso italiano – rappresentano chiaramente comportamenti derivanti dalla consapevolezza della differenza tra “io” e “gli altri” (…). In altre parole, (cani e lupi, ndr) possono pensare a sé stessi e usano la propria esperienza per fare ragionamenti su esperienze comparabili riguardanti gli altri.”