Tobia, Pucci, Luna, Briscola, Orlando, Alex, Bubba, Jason, Kate, Kenny… i nomi dei nostri ospiti sono tra i più disparati: buffi, altisonanti, divertenti, fantasiosi. E dietro a ciascuno si cela una storia: c’è il cane che è arrivato privo di nome, spesso da cucciolo, e quello che invece ce lo aveva già, unico ricordo della sua vecchia famiglia, oppure quello cui è stato cambiato dopo l’adozione, magari per allontanare un brutto passato. Ma quanto conta il nome per un cane? A prima vista sembrerebbe poco, dal momento che gli animali, pur essendo alcuni molto evoluti dal punto di vista cognitivo, non possono stabilire un collegamento fra il nome e l’identità, com’è invece fondamentale per l’essere umano. Ma anche per un cane possedere un nome tutto per sé porta dei vantaggi.
Non possiamo stabilire con certezza quando l’uomo, una volta nata la loro amicizia, ha iniziato a dare un appellativo al proprio amico a quattro zampe ma è certo che oggi non ne possiamo fare proprio a meno. Come diversi altri aspetti che caratterizzano il rapporto fra uomo e cane, anche il nome si rivela un modo essenziale per rafforzare il loro legame. Assegnare un nome al cane è prima di tutto un gesto di affetto e vicinanza, dice chi è, racconta particolari del suo modo di essere, del suo vissuto, del suo carattere, delle sue qualità o perché no anche difetti. Insomma, spesso possiamo conoscere qualcosa di più riguardo alla sua esistenza anche grazie al nome.
Quello di avere un appellativo cui fare riferimento è un fatto importante per il cane, ma anche per il suo proprietario, nel momento in cui lo si deve educare: il cane riesce ad associare il nome a un richiamo che cattura la sua attenzione e quindi, una volta imparato quell’insieme di suoni, capisce che ci si sta rivolgendo proprio a lui. Chiamarlo ogni volta che gli si insegna un comando, gli si richiede un esercizio, si vuole fargli una lode, risulta enormemente efficace nel processo di addestramento in quanto aiuta ad attivare preliminarmente interesse e considerazione. A questo proposito esistono studi molto interessanti sul funzionamento del cervello canino e sulle sue capacità di comprensione, di cui abbiamo parlato anche qui sulle pagine di Apaca. A volte è necessario sgridare l’animale, ma in quel caso è meglio non pronunciare il suo nome, altrimenti potrebbe essere associato a un evento negativo e rimanere inascoltato in altre occasioni. Una parola corta e di facile memorizzazione, poi, facilità il compito educativo ed è uno degli aspetti da tenere in considerazione nella scelta del nome. Quest’ultimo inoltre è uno degli elementi che identificano il cane anche a livello “ufficiale”, attraverso l’anagrafe canina: esso viene inserito nel microchip insieme a tutti gli altri dati relativi all’animale e al suo proprietario.
Per concludere, in un discorso sui nomi adatti ai cani non si deve dimenticare la parola più preziosa di tutte, “cane” appunto: quando si dà un nome a un cane, ciò che va evitato è di volergli attribuire, anche attraverso il nome, un’umanità di cui è bene non sia mai dotato, perchè è un’identità che non gli appartiene. Pensare che abbia questi carattereri non è etologicamente corretto: è necessario invece rispettare sempre il suo essere cane e la sua animalità, anche dopo aver trovato il nome perfetto.