Poco prima della pandemia (novembre 2019), la Regione Veneto aveva dato notizia dell’affidamento al Dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Sassari del progetto per il monitoraggio del Lupo nelle Prealpi venete, un progetto che avrebbe coinvolto anche la Polizia provinciale per l’applicazione di un radiocollare a un esemplare di lupo di stanza sul Nevegal. In realtà, sembra che il monitoraggio per il Lupo bellunese debba iniziare solo in queste settimane, dato che l’estensione del progetto alla provincia di Belluno è stato deciso solamente nel luglio scorso, con l’adozione da parte della giunta regionale della delibera n.966.
Nel frattempo, però, il gruppo di intervento costituito da personale delle polizie provinciali di Belluno e di Vicenza il 19 agosto 2021 ha già effettuato un primo intervento sulle Prealpi vicentine: ha sparato e colpito a circa 25 metri di distanza un esemplare di Lupo con dei proiettili di gomma “Rubber baton” calibro 12 a palla unica. Da profani – tanto che sicuramente ci sbagliamo – ci limitiamo a constatare che è lo stesso calibro che in Nord America e Canada viene utilizzato contro gli orsi e che richiede molta attenzione perché a distanze inferiori a 25 metri (ma ad Asiago erano circa a 25 metri) sembra che possano penetrare nel corpo dell’animale, causando gravi ferite, tant’è che ne è vietato l’impiego nei confronti di orsi piccoli: e se poi si dovessero usare a basse temperature il controllo dovrebbe essere ancora più accurato perché possono indurirsi, aumentare la capacità di penetrazione e diventare perciò proiettili estremamente pericolosi.
Quella realizzata sull’Altopiano di Asiago è una forma di condizionamento negativo che la Regione Veneto ha potuto mettere in atto dopo che il Mite l’ha espressamente autorizzata e rispetto alla quale anche l’ISPRA ha espresso parere favorevole.
Il monitoraggio dunque servirà alla Regione Veneto (soprattutto?) a mettere in atto questo tipo di attività, che da parecchio tempo è nei programmi della giunta. Tre anni fa, l’allora ministro dell’ambiente, Sergio Costa, aveva rispedito al mittente la richiesta della Regione Veneto di sparare ai lupi con proiettili di gomma perché le palle di gomma contro i lupi, aveva detto, “non sono ammissibili”. In quell’occasione, ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali aveva pubblicamente stigmatizzato la posizione del Veneto, facendo emergere anche l’assenza di un supporto scientifico rispetto alla valutazione della pericolosità del singolo esemplare di lupo e soprattutto giudicando “tali misure incivili e pericolose…poiché gli unici strumenti di prevenzione e dei soluzione dei possibili problemi di convivenza con i selvatici sono i metodi ecologici”.
Cos’è cambiato? Innanzitutto che la Regione Veneto si è fatta affiancare dall’Università di Sassari come referente scientifico (colmando la lacuna del 2018), ma soprattutto è cambiato il quadro istituzionale e con esso anche il Ministero dell’Ambiente, che infatti è diventato dell’Ambiente e (soprattutto) della Transizione Ecologica e a guidarlo non c’è più Costa – che è tornato a fare il generale dei Carabinieri Forestali – ma Roberto Cingolani, Chief Technology & Innovation Officer di Leonardo – azienda attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza – e grande esperto di intelligenza artificiale.
E’ chiaro, perciò, che, in questo mutato scenario, con l’attenzione tutta rivolta alle risorse e ai progetti della transizione ecologica e dell’intelligenza artificiale…le palle di gomma contro i lupi cessano immediatamente di essere una questione di inciviltà…