Muoiono sempre più spesso di cancro, ma ci aiutano a diagnosticarlo

Muoiono sempre più spesso di cancro, ma ci aiutano a diagnosticarlo

Le specie diverse dall’umano danno spesso molto di più di quanto ricevono

Per gli amanti dei cani non è una novità: ci sono cani in grado di annusare l’arrivo di una crisi epilettica o allergica, l’abbassamento della glicemia in un paziente diabetico e anche l’odore del tumore.

Non è ancora una metodologia scientificamente validata, ma da più parti arrivano dai ricercatori studi che confermano la capacità dei cani di riconoscere il melanoma, il cancro della vescica, del colon, dell’ovaio, della prostata e del seno. I tumori, infatti, rilasciano nell’organismo delle particelle organiche volatili, che i cani, grazie al loro straordinario olfatto, riescono ad identificare in campioni di espirato, urina o feci.

Tra gli studi italiani più significativi c’è quello che l’urologo Gianluigi Taverna dell’Humanitas di Milano ha condotto con alcuni cani presso il Centro veterinario militare di Grosseto: ai cani sono stati fatti annusare campioni di urine di 900 persone, alcune sane e altre malate di tumore alla prostata, ed il livello di successo ha sfiorato il 98%.

E, poi, c’è l’attività della Medical Detection Dogs Italy, che è la prima Onlus in Italia per la ricerca sull’olfatto canino come metodo per l’individuazione e la diagnosi precoce di tumore nell’uomo. Per la Onlus – che è affiliata alla Medical Detection Dogs inglese, da cui ha avuto origine il progetto – l’obiettivo più importante resta la ricerca di un un metodo di diagnosi precoce dei tumori che sia non invasivo, economico e non comporti stress per il paziente: in pratica sta cercando un’alternativa ai metodi attualmente disponibili che, per lo più e a seconda del tipo di tumore, sono invece invasivi, stressanti e talvolta addirittura nocivi e costosi o per il paziente o per il sistema sanitario nazionale. Una delle ultime attività è stata svolta in collaborazione con lo IEO-Istituto Europeo di Oncologia e con il Diparimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano e riguarda la ricerca per la diagnosi precoce del tumore al polmone.

Ma la vera novità arriva dai ricercatori svedesi del Karolinska Institutetin, che hanno definito un metodo di individuazione del cancro che spiegherebbe anche cosa in effetti i cani odorino e rilevino nei campioni: si tratta dei glicosamminoglicani, dei polisaccaridi che sono tra i primi elementi ad essere alterati dai tumori e a disgregarsi nel sangue e nelle urine. Secondo i ricercatori l’accuratezza diagnostica di questo metodo è il doppio di qualsiasi altra metodologia disponibile: praticamente inodori per gli umani, i glicosamminoglicani sono invece facilmente individuabili dai cani, che hanno 150 cmq di area del cervello dedicata proprio al riconoscimento degli odori contro i 5 cmq dell’animale umano.

Proprio come noi umani, i cani muoiono sempre più spesso di cancro e anche in rifugio queste patologie sono aumentate in maniera esponenziale. Proiezioni statistiche sulle cause di morte indicano, infatti, che oltre il 50% dei cani di età superiore ai 10 anni svilupperà una forma di neoplasia, ma l’asticella dell’età sta rapidamente scendendo tanto da spingere verso il basso anche l’età (6-7 anni) in cui è opportuno sottoporre il cane ad abituali esami clinici, compresi i pochissimi test di screening oggi disponibili presso i medici veterinari più qualificati.

Di fatto, per esclusivo demerito dell’uomo, non c’è comunque solidarietà e compassione tra le specie e ciò nonostante entrambe abbiano in comune moltissime cose, tra cui perfino molecole e recettori (ad es. del tumore al seno). Così, mentre gli uomini proseguono il loro cammino di inciviltà e antropocentrismo, i cani trovano sempre un modo per qualificare il loro rapporto con l’umano di turno e migliorarne l’esistenza: lo fanno da sempre sul piano emotivo e attraverso la cooperazione, ma ora potrebbero anche “ufficialmente” salvare molti di noi dall’incubo del cancro e con la stessa efficacia con cui riescono a diagnosticare precocemente non solo il diabete, ma anche l’imminente arrivo delle crisi di emicrania, epilessia e narcolessia (per le quali addirittura non c’è ancora un test clinico disponibile).

E la prossima volta che stiamo per schiacciare col piede le formiche che sono entrate in cucina, sarà bene fermarsi e riflettere sul fatto che – insieme ai cani, ai topi, alle api e a una specie di verme – hanno anch’esse la capacità di diagnosticare il cancro, grazie al fatto che gli odori sono pure per loro la principale forma di comunicazione: come dire che basta voler conoscere per poter rispettare.