Sono ormai passati cinque anni da quando un cucciolo di volpe che si era trascinato davanti al tribunale di Belluno è stato soppresso con eutanasia dai veterinari dell’Istituto Zooprofilattico perchè affetto da cimurro.
Ma potrebbe essere alle porte un’altra epidemia, perchè in queste settimane è dal vicino Friuli che arriva una nuova allerta per questa malattia infettiva che si ripresenta ciclicamente e che è potenzialmente pericolosa anche per cani, gatti e furetti, oltre che naturalmente per volpi, tassi, martore, puzzole e donnole.
La sezione di Udine dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha registrato, infatti, un netto incremento di positività per cimurro nelle volpi (39 casi corrispondenti al 46% delle 85 volpi analizzate) anche con osservazione di sintomatologia clinica che comprende ridotto istinto alla fuga e sintomi nervosi. Il territorio interessanto riguarda al momento soprattutto la provincia di Udine, da Tarvisio fino a Udine, con il maggior numero di casi nel comune di Gemona e limitrofi e alcuni casi in provincia di Gorizia e di Trieste.
Anche se l’agente che lo provoca è simile a quello del morbillo, il cimurro non è contagioso per l’uomo, mentre a rischio sono soprattutto i cani che vanno a caccia o che vivono all’aperto o frequentano gli ambienti naturali e che non sono vaccinati. Per questi soggetti il cimurro ha un esito quasi sempre letale, anticipato da sintomi respiratori (come tosse, laringite, bronchite), gastroenterici (come diarrea e vomito), dermatologici (pustole sul ventre e sulle cosce, ma anche distacco del tartufo) e neurologici (come convulsioni, tremori e movimenti scoordinati) particolarmente gravi e dolorosi.
Non ci sono cure per il cimurro e la principale protezione, esattamente come nel caso del morbillo per l’uomo, è il vaccino.
E la profilassi vaccinale non protegge solo i cani e i gatti domestici: ha, infatti, anche un effetto diretto nel limitare la circolazione del virus nell’ambiente selvatico. Nel 2013, ad esempio, si è verificata una drammatica epidemia di cimurro nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che ha provocato la morte di moltissimi cani e lupi e che ha colpito anche alcuni esemplari di orso bruno marsicano: il ceppo di virus responsabile di questa strage era sconosciuto in Italia e proveniva da cani importati dall’estero (soprattutto Est europa) e non vaccinati. In quell’occasione, vennero richiesti a gran voce controlli soprattutto sui cani degli allevatori e dei cacciatori!