I cani sono dei bravissimi comunicatori: lo mostrano per esempio attraverso il loro comportamento fatto di moltissimi e variegati segnali, calmanti, di reazione ad una provocazione, remissivi o entusiasti. Ma come si relazionano con un umano che ha la facoltà di parlare con loro? Riescono a capirlo? In quale misura?
Durante la loro millenaria amicizia con l’uomo i cani sono riusciti a sviluppare un modo per comprendere quel bipede che tante volte muove la bocca, le labbra, il viso ed emette una pluralità di suoni.
Uno studio pubblicato su Science nel 2016 afferma che i cani riescono a distinguere non soltanto alcune parole che gli umani pronunciano, ma anche l’intonazione attraverso cui sono emesse. I ricercatori hanno monitorato il funzionamento di diverse aree del cervello canino, con risultati sorprendenti: pare infatti che metta in atto funzionalità bilaterali, in modo simile a quello umano. I cani capirebbero alcune parole attraverso l’emisfero sinistro del loro cervello, e capterebbero invece l’intonazione grazie alla regione dell’emisfero destro adibita alle percezioni uditive. Fare questa interessantissima scoperta è stato possibile utilizzando la risonanza magnetica funzionale, la quale ha permesso di rilevare l’attività cerebrale di cani addestrati per l’occasione a rimanere immobili dentro il macchinario che studiava il loro cervello, ascoltando parole e modulazione della voce combinate in svariate maniere.
Gli scienziati suggeriscono che lo sviluppo di queste capacità sia stato favorito dalla domesticazione e successivamente dalla selezione delle razze. Ma i cani, proprio come gli umani, possedevano già da prima reti neurali che potevano comprendere forme di comunicazione parlate, che si sono poi adattate e sviluppate con l’evolversi del linguaggio umano. Un collegamento che dimostra una volta di più il legame fortissimo fra l’uomo e il cane.
I cani sono quindi giunti a distinguere le varie componenti del nostro parlare: lo dimostra un altro studio che risale addirittura al 2014 pubblicato da Current Biology, basato anch’esso sulla varietà di funzionamento dei due emisferi celebrali e in particolare sull’ipotesi che le informazioni che giungono a un orecchio sono inviate nell’emisfero opposto all’orecchio stesso. La ricerca ha sottoposto 250 cani a comandi e intonazioni diversi, provenienti contemporaneamente da destra e da sinistra: i cani si voltavano a destra quando captavano e decodificavano un comando, mandato nell’emisfero sinistro dedicato al linguaggio; si giravano verso sinistra se invece il comando era sconosciuto, così che la parola, percepita solo sonoramente ma non intesa, venisse elaborata dall’emisfero destro, riservato all’udito.
I cani non possono capire totalmente tutto ciò che diciamo ma hanno maturato un sistema molto evoluto di percezione ed elaborazione delle informazioni linguistiche e tonali che rivolgiamo loro. Questo non significa assolutamente rinunciare alle chiacchierate con i nostri amici cani: è sempre rincuorante pensare di parlare con un essere un po’ speciale in grado che è comunque in grado sia di ascoltare, sia di intendere tutti i nostri complicati discorsi.