Sciacalli veri e “sciacalli” umani

Sciacalli veri e “sciacalli” umani

Lo sciacallo e la strage di bambi che non c’è mai stata

A ottobre del 2018, gran parte della stampa italiana ha sbattuto l’ennesimo “mostro” in prima pagina, dando notizia di “un’invasione di sciacalli” sul Carso friulano che avrebbe da lì a poco provocato una strage di caprioli e “soprattutto di bambi”.

Come quasi sempre accade per i carnivori (o presunti tali), le cronache sono intrise di violenza e di paura: esattamente come accade per le pecore e gli asini attaccati dal lupo, anche per lo sciacallo dorato i reportages si sono riempiti di “pollai devastati” e di “belve” che “lacerano gallinelle” e “provano ad attaccare anche la nonna” di un allevatore adolescente di polli e provocano un calo di “caprioli giovani, quelli entro il primo anno di vita” che preoccupa…i responsabili delle riserve di caccia! Del resto, basta pronunciarne il nome per evocare disgrazie: lo sciacallo è figurativamente una persona avida, profittatrice, che approfitta delle altrui sventure…e quindi!

In realtà, lo sciacallo dorato – che è un canide lupino – non è una novità di questi giorni, dato che è presente nel Triveneto da più di 30 anni. Nel gennaio 1984 una strana grossa volpe veniva uccisa proprio nel bellunese da un guardiacaccia: a distanza di qualche anno, la foto dell’animale è stata analizzata e si è potuto così accertare che si trattava del primo sciacallo dorato abbattuto in Italia. Da allora gli avvistamenti sono progressivamente cresciuti – nel 2012 i suoi splendidi ululati venivano sentiti anche nella frazione di Sois a Belluno – ed oggi lo sciacallo è diventato praticamente stabile in Friuli Venezia Giulia e sul Carso e lo sta per diventare anche in Veneto e in Trentino, dove il lupo è il suo naturale antagonista (nei Balcani è stata proprio la decimazione dei lupi a provocare l’espansione dello sciacallo, che ha poi colonizzato quasi tutto il continente). In epoca recente, è stato avvistato anche a Silea, sul Montello e sulle colline di Vittorio Veneto, a Rovigo, a San Stino di Livenza e a Dolo: ma la vera novità è che è arrivato sull’Appennino modenese e anche in Toscana e recentissimamente nel Lazio, con una colonizzazione spontanea che gli zoologi giudicano davvero straordinaria. Oggi si stima che ci siano circa 250-300 esemplari (erano 45 nel 2019) suddivisi in una quarantina di gruppi (nel 2019 erano 9), ma è probabile che la presenza sia sottostimata, dato che negli avvistamenti lo sciacallo è spesso confuso con la volpe, il lupo e con i cani liberi.

#Natura, rivista dell’Arma dei Carabinieri, a commento dell’avvistamento del luglio 2016 nella foresta di Somadida, nel comune di Auronzo di Cadore, ricorda che lo sciacallo mangia piccole prede e vegetali (è onnivoro, un po’ come la volpe) e non rappresenta quindi un pericolo per allevamenti o proprietà private. Ma con i carnivori gli uomini hanno un rapporto difficile ed è così che, non di rado, lo sciacallo dorato è vittima, oltre che di esche avvelenate, del bracconaggio e dei cacciatori che dichiarano di scambiarlo per volpe e quindi lo abbattono, ben sapendo che è una specie protetta, considerata tale sia dalla Direttiva CEE Habitat 92/43, sia dalla legge nazionale n.157 del 1992. La morte dell’esemplare ritrovato a Feltre nel gennaio 2023 non sembra, comunque, riconducibile ad attività umana, ma è un fatto che il fastidio per la presenza dello sciacallo stia crescendo soprattutto presso quella parte dell’opinione pubblica che fatica a rapportarsi correttamente e scientificamente con ecosistemi in evoluzione.

Il Lupo è la prima “vittima” di questo odio viscerale, ma pur trattandosi di una specie del tutto differente (è più un onnivoro opportunista che un carnivoro) anche per lo sciacallo si sono lanciati allarmi, come quello sulla strage di bambi (mai verificatasi) di cui lo sciacallo avrebbe dovuto rendersi protagonista a discapito del divertimento dei cacciatori. Il problema è che, come sempre, temiamo ciò che non abbiamo l’umiltà di comprendere: e se siamo pessimi politici, pessimi giornalisti, pessimi allevatori e pessimi cittadini ci viene facile soltanto alimentare la paura…