Da tempo sapevamo che a livello nazionale circa la metà dei casi di encefalite (Tbe) veicolata da zecche sono diagnosticati a Belluno, dove, tra l’altro, nel 1994 l’encefalite è stata identificata per la prima volta in Italia.
Adesso sappiamo anche che il primo caso al mondo di encefalite da morso di zecca in un capriolo è stato scoperto sempre nella nostra provincia. La scoperta si deve all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie (IZsve), che ha effettuato le analisi su un piccolo di capriolo prelevato nell’area di Modolo, nell’immediata periferia del capoluogo.
Finora nei cervidi era stata riscontrata solo l’infezione da meningoencefalite (Tbe-Tick-Borne Encephalitis) da zecche ma non la malattia vera e propria, che colpisce il sistema nervoso centrale e che anche nel giovane capriolo si è manifestata con i tipici sintomi di tipo neurologico tra cui atassia, movimenti barcollanti ed equilibrio precario, tremori muscolari, movimenti ripetitivi della testa, digrignamento dei denti, ipersalivazione e decubito prolungato.
Nell’uomo (ma la malattia può colpire anche il cane), dopo il morso di zecca infetta, nel 70% dei casi circa si manifesta un’infezione senza o con sintomi poco rilevanti, che può passare inosservata, ma nel restante 30% dei casi, dopo 3-28 giorni dal morso si ha una prima fase con sintomi similinfluenzali come febbre alta, mal di testa importante, mal di gola, stanchezza, dolori ai muscoli e alle articolazioni per 2-4 giorni. Poi la temperatura scende e in genere non ci sono ulteriori conseguenze. Nel 10-20 per cento di questi casi, però, dopo un intervallo senza disturbi di 8-20 giorni, inizia una seconda fase caratterizzata da disturbi del sistema nervoso centrale (encefalite, paralisi flaccida a esito mortale nell’1% dei casi). Nei bambini e nei soggetti più giovani la Tbe mostra generalmente un decorso più mite, ma con rapido aumento della severità al progredire dell’età.
E’ evidente che mutazioni epidemiologiche come quelle che hanno portato il cucciolo di capriolo a contrarre la Tbe sono rilevanti anzitutto per la fauna selvatica, ma anche per la veicolazione della Tbe all’uomo (zoonosi). Ovviamente la cosa principale da fare è vaccinarsi, visto che il vaccino specifico è entrato in commercio nel nostro Paese all’inizio del 2006 e che, vista la diffusione della malattia, viene somministrato addirittura gratuitamente ai residenti in provincia di Belluno. Ma possiamo fare anche un’altra cosa: aiutare le ricercatrici e i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico aderendo all’iniziativa di monitoraggio che hanno lanciato e compilando il questionario che è disponibile online, perchè conoscere e sapere resta la migliore arma per affrontare i problemi.