Ti leggo nel pensiero: cani e uomini sempre più uniti

Ti leggo nel pensiero: cani e uomini sempre più uniti

Purtroppo per la ricerca è stata usata la modificazione genetica

Quante volte abbiamo pensato di essere legati in modo talmente profondo al nostro cane da sembrare quasi telepatici? Le menti che seguono un’armonia quasi perfetta, l’intesa a sguardi, un movimento della coda o delle mani ed è tutto chiaro sia a noi che al cane? Oggi la scienza è riuscita a dimostrare che non si tratta soltanto di una connessione immaginaria, grazie a uno studio condotto dall’Accademia cinese delle scienze, pubblicato su Advanced Science l’11 settembre scorso.

L’interazione sociale tra membri della stessa specie passa proprio attraverso l’interazione e la sincronizzazione dei loro cervelli ma fino a questo momento non era stato dimostrato che ciò potesse avvenire anche fra specie diverse, come appunto uomo e cane. I ricercatori hanno studiato cosa accade fra persone e cani (beagle per l’esattezza) sconosciuti gli uni agli altri, registrando con un elettroencefalogramma la loro attività cerebrale in diverse situazioni: soli e in luoghi separati, insieme ma senza interazione e stando vicini scambiandosi occhiate e coccole. I risultati di questi esperimenti condotti sul comportamento umano e canino hanno dimostrato che le aree dedite all’attenzione, la regione frontale e quella parietale, si sono sincronizzate quando gli uomini guardavano i cani e li accarezzavano. Una sincronizzazione che si è fatta più intensa mano a mano che si conoscevano ed entravano più in confidenza con il passare dei giorni.

L’Accademia cinese delle scienze non è nuova a questo tipo di studi, legati anche alla ricerca sull’autismo, talvolta usando però metodi che per gli amanti degli animali non sempre risultano accettabili: per poter osservare un modello animale complementare al comportamento autistico, i ricercatori cinesi – lo studio si trova sulla rivista scientifica Nature – hanno modificato il gene di alcuni beagle per rendere la loro condotta simile a quella colpita da disturbi dello spettro autistico. Inoltre, le loro analisi rafforzano l’ipotesi che i miglioramenti di questo tipo di alterazione siano riconducibili all’uso di LSD, la sostanza psichedelica che da anni viene studiata come possibile terapia. Insomma, dei risvolti quantomeno ambigui oscurano i risultati di una ricerca che illumina per il resto lo speciale rapporto uomo-cane: un’unione che ci fa intendere con uno sguardo azzerando in un lampo la lontananza fra le nostre specie.