Alla fine del suo pessimo mandato possiamo dire che l’assenza di un cane…si è davvero fatta sentire: Trump, infatti, è stato il primo presidente degli Stati Uniti a non portare con sè un animale domestico alla Casa Bianca, circostanza che nel 2016 aveva spinto un autorevole quotidiano americano ad implorare: “signor Presidente, per il suo bene, per il bene della sua amministrazione e per il bene della nazione la preghiamo di prendere un cucciolo”.
La mancanza di tante (troppe) qualità umane, culturali e politiche e la totale assenza di empatia spingeranno, molto probabilmente, gli americani (o almeno i 79 milioni di famiglie che posseggono un animale domestico) a fare a meno di lui nei prossimi quattro anni. Oggi Trump è considerato il principale sponsor dei negazionisti climatici e il responsabile primo della disinformazione in tema di Covid-19 e della strage di americani provocata dalla pandemia, ma sarà ricordato anche per aver introdotto regole che favoriscono gli speculatori immobiliari e le industrie del settore energetico rendendo più facile la rimozione di animali e piante dalla lista delle specie in via di estinzione, indebolendo in maniera inaccettabile le loro tutele.
L’indifferenza o, peggio, l’avversione per gli animali (cani compresi) lasciava sicuramente intuire sia la pochezza dell’uomo che la totale inadeguatezza del leader. Scorrendo il web, si scopre, ad esempio, che quanto Trump ha usato il termine “cane” è sempre stato per denigrare: lo ha fatto nel 2012 per offendere Kristen Stewart (“Ha tradito come una cagna Robert Pattinson”) e qualche anno dopo scagliandosi contro il rapper Mac Miller (un “cane ingrato”). E’ toccato poi a una editorialista del New York Times ricevere la copia di un articolo che Trump non aveva apprezzato, tanto da cerchiare la faccia della giornalista scrivendoci sopra “faccia da cane”. Nel 2018, riferendosi ad un ex assistente ha scritto sui social che “il generale Kelly ha fatto bene a licenziare quel cane”: un’espressione usata anche (“licenziato come un cane”, “scaricato come un cane”) nei confronti di Steve Bannon, Ted Cruz, Michael Wolff e Chuck Todd, tutti rei di non apprezzare le idee dell’amministrazione Trump.
Quando il 25 novembre dell’anno scorso ha accolto alla Casa Bianca un cane delle forze armate – Conan, decorato per il suo contributo nel raid americano che aveva portato all’uccisione del leader del detto Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghd -Trump non solo non si è mai avvicinato al cane, ma ha anche avuto la disgustosa idea di avvisare i presenti (soprattutto giornalisti) che «se apre la bocca davanti a te, sai che morirai, perchè sono addestrati per uccidere».
Stessi riferimenti violenti a giugno di quest’anno, quando, rivolgendosi ai dimostranti che avevano manifestato davanti alla Casa Bianca contro l’uccisione di George Floyd, aveva assicurato che “sarebbero stati accolti dai cani più feroci e dalle armi più minacciose che io abbia mai visto”. Del resto, la visione che Trump ha dell’alterità e della diversità è frutto del populismo più retrivo – quello, ad esempio, che ispira il razzismo – ed è quindi naturale per lui cogliere anche negli animali solo gli aspetti peggiori, più negativi e nefasti: in più, come ha fatto sapere la nipote psicologa, il suo profilo psicologico è quello di «un narcisista» – vale a dire il massimo dell’antropocentrismo – che rende impossibile ogni relazione rispettosa con il mondo animale.
In tante occasioni abbiamo sottolineato i benefici del vivere con un animale da compagnia e – com’è nostro dovere – sempre abbiamo sottolineato l’arricchimento emotivo e culturale che anche un’adozione dal canile porta con sè. Ecco perchè, oggi, dopo quattro anni di una presidenza che non ha fatto male solo agli americani, siamo ancora più convinti che il prossimo presidente degli Stati Uniti sarà meglio che…porti con sè alla Casa Bianca un cane o un gatto!