Torniamo a parlare delle controversie fra genetica canina ed etica umana, parlando di una moda che negli ultimi anni si sta diffondendo tra le persone che vorrebbero un cane… ma meglio se tascabile. Da qualche anno la tecnologia genetica fin troppo spesso applicata alle razze canine produce anche una tipologia di cani di taglia veramente piccola, i cosiddetti teacup dogs, ovvero i cagnolini che possono stare dentro una tazza da tè.
Cani di alcune razze – soprattutto “da braccio” come lo Yorkshire e il Barboncino – vengono incrociati e geneticamente selezionati e manipolati per raggiungere un formato mignon che rende questi animali preziosissimi – alcuni allevatori li vendono per cifre molto elevate – ma anche inevitabilmente debolissimi. Il prezzo più caro, infatti, lo pagano questi minuscoli cani che si ritrovano affetti da numerose patologie dovute all’innaturale dimensione, come una dentatura incompleta e fragile, occhi troppo sporgenti che in alcune razze rischiano il distacco della retina, il cranio delicatissimo, le zampe storte, problemi al fegato, ai polmoni e al cuore, schiene gobbe e rachitismo. E ancora, difficoltà nell’alimentazione e nella digestione, epilessia, lussazione della rotula, parti cesarei complessi da eseguire su corpi così piccoli.
La lista come si vede è lunga e colpisce anche il benessere psicologico di questi cani che, sentendosi probabilmente minacciati di continuo vista la loro condizione indifesa, si mostrano spesso nevrotici e aggressivi.
Vale davvero la pena esporre un animale a tutte le problematiche, svariate e gravi, appena elencate? Esistono già razze di taglia molto piccola – non esenti anch’esse da complicazioni – perché sfidare la natura e la resistenza di questi esseri viventi? Pare che il desiderio di avere con sé un cane non nasca più dalla spontaneità di un incontro in canile, dalla passione per una razza o dall’esigenza reale di un determinato tipo di cane adatto per il lavoro. Prima vengono le priorità della persona, un cane certo, ma che non ingombri, sporchi pochissimo, che si possa portare a spasso sistemato in una borsetta. Il senso di responsabilità verso i bisogni di quello che resta comunque un animale e il rispetto che gli sarebbe dovuto sembrano piegarsi sempre più di fronte alla volontà di rendere i cani quasi degli accessori di cui ricordarsi solo ogni tanto. Forse ci sono anche degli aspetti positivi nella volontà di creare i mini cani ma è difficile credere che siano in grado di giustificare esistenze che saranno per sempre danneggiate, complicate e racchiuse dentro limiti strettissimi, come quelli di una tazza da tè.