“Vieni, andiamo a casa”: il Racconto di un incontro

“Vieni, andiamo a casa”: il Racconto di un incontro

Logo RaccontiDal giorno in cui a Rex è stato detto: “Vieni, andiamo a casa” sono passati tre anni: il tempo per il cane di entrare dentro la vita di chi l’ha adottato; il tempo per chi l’ha adottato di amare quel cane per sempre. E pensare che Rex non era stato neppure “la prima scelta”…
Il Racconto di un’adozione “unica”, come “uniche” sono tutte le adozioni fatte col cuore.
PDF

“Vieni, andiamo a casa”

Il desiderio di dare una casa ad un cane che altri avevano respinto o abbandonato l’avevo fin da quando, ragazzina, leggevo con le lacrime agli occhi gli strazianti appelli dei cani in cerca di una famiglia sulla rivista “4 zampe”.

“Quando sarò grande e avrò una casa mia”- mi dicevo – “andrò in canile e mi prenderò un cane bisognoso, un cane che nessuno ha voluto.”

Ed è proprio con questo intento che, molti anni dopo, mi presento al rifugio Apaca; in verità il pensiero di entrare e dover scegliere un cane scartando automaticamente tutti gli altri mi crea ansia mentre mi domando se davvero sono in grado di farla una scelta così…. Mi faccio coraggio e mentre mi guardo intorno spaesata i miei occhi si fermano su una cagnolina dal pelo chiaro che mi guarda scodinzolando dalla sua gabbia e sembra dire “eccomi, sono qui, scegli me!”.

Mi avvicino e la cagnolina che sembra un labrador in miniatura comincia a farmi le feste e a leccarmi le mani: “ Ecco fatto” – dico tra me e me – “non c’è stato bisogno di preferire o scartare” la scelta l’ha fatta lei al posto mio.”

Vado in ufficio per le domande di routine sul pre-affido e a quella “ Ha altri animali in casa?” rispondo, ovviamente, che “Sì, in casa vive anche Leo il mio gattone rosso”. “Allora no, mi spiace non possiamo dargliela – dice la signora Lucia che allora era la responsabile per le adozioni – “ E’ una cagnolina asociale anche con i suoi simili, figuriamoci con un gatto!” Io insisto, spiego che vivo in una casa molto grande e che quindi i due animali possono avere i loro rispettivi spazi ma la risposta rimane “no”.

Caparbia decido allora di contattare Luciano, il comportamentalista che all’Apaca si occupa dei cani con problemi caratteriali, gli spiego la situazione sicura di un suo intervento in mio favore ma, dopo un’attenta valutazione, anche secondo lui quella cagnetta che ormai mi aveva preso il cuore, non è adatta a me che essendo al “mio primo cane” non ho l’esperienza necessaria per poterla gestire.

Me ne faccio quindi una ragione e dopo qualche giorno ritorno al rifugio dove scopro che la “mia” cagnetta aveva comunque trovato la “famiglia giusta”.

Decido quindi di farmi consigliare dai volontari per trovare l’amico a quattro zampe giusto per me. Spiego che non mi importano sesso, età, razza o colore del pelo; dico che preferirei fosse una taglia medio-piccola dal carattere mite e tranquillo in modo da poter portarlo/a con me al lavoro, in negozio. Mi propongono Rex, un incrocio yorkshire di 11 anni lasciato in rifugio proprio dai suoi proprietari. Domando perché abbiano rinunciato al loro cane e la risposta mi lascia interdetta “ Perché si è ammalato e loro non hanno voluto spendere soldi per curare un cane ormai anziano.” Inaccettabile!

Mi faccio portare alla sua gabbia e lui si alza dalla sua cuccia si avvicina subito. Lo guardo… che dire? Una bella differenza in confronto alla labradorina chiara… di certo non è un cane che spicca per bellezza con quel pelo arruffato e in disordine…anzi direi che e proprio bruttino… Lui mi fissa con i suoi occhioni scuri e, come avesse letto nei miei pensieri, si gira e ritorna nella sua cuccia. Quello è l’attimo che fa svanire tutti i miei dubbi, è l’attimo in cui decido che Rex sarà il mio cane. Lo richiamo e lui si avvicina di nuovo alla rete, gli porgo un bocconcino e gli dico: Vieni Rex, andiamo a casa.

Faccio il pre-affido e la signora Lucia mi consiglia di attendere gli esiti di alcuni esami e della biopsia prima di portare Rex a casa, “ giusto per non avere brutte sorprese”, dice lei. Nel frattempo mi reco diverse volte al rifugio a trovarlo e gli porto una copertina con gli “odori di casa” (gatto compreso) e, ogni volta, bocconcini golosi in modo che associ la mia visita a qualcosa di gradevole.

Arriva così domenica 29 settembre 2013, il giorno della partenza di Rex verso la sua nuova vita: lo faccio entrare nel trasportino, lo carico in auto e lui dorme tranquillo per tutto il viaggio.

Una volta a casa gli faccio fare un giretto di perlustrazione dentro e fuori e poi porto la sua nuova cuccia in una zona tranquilla dove ha la possibilità di ambientarsi senza venir forzato.

Ci vogliono solo 3 giorni perché Rex di sua iniziativa venga ad accucciarsi accanto a me col corpo appoggiato alla mia gamba. Da quel momento lui vive in simbiosi con me. In pochi mesi grazie a buone pappe e alla vita in casa sembra ringiovanire e, grazie anche alla toelettatura di Katia, il suo pelo migliora tantissimo. All’età di 11 anni ha appreso velocemente tutto ciò che ho voluto insegnargli e questo sfata le vecchie credenze che vogliono un cane anziano incapace di adattarsi e imparare.

Adottare un cane anziano è stata la miglior scelta che avessi mai potuto fare perché loro, i cani anziani, sono di solito i più gestibili, sono tranquilli, pacati si adattano facilmente e chiedono davvero poco. E, soprattutto, hanno lo stesso sguardo tenero ed indifeso dei cuccioli.

Da quel mio “Vieni Rex, andiamo a casa” sono passati ormai 3 anni e ogni volta che incrocio quei suoi grandi occhi scuri che seguono adoranti ogni mio movimento mi dico che “Sì, in effetti, certe cose non hanno prezzo”!

Patrizia Bellotto